MM&M
MM&M
Movies, Monstrosities, and Masks
Dodicesima parte di Interior Sites Project
Di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
Con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
Regia Renato Cuocolo
“I racconti degli altri, i film, la televisione, i libri, le immagini, insieme ai nostri genitori ci hanno tirati su, ci hanno
intrattenuto, confortato, imbrogliato, disciplinato e ci hanno detto che cosa potevamo e che cosa non potevamo
fare. E hanno giocato un ruolo importante nel trasformarci, non in una persona, ma in tutte le persone buone o
cattive che ci sono arrivate attraverso quello che abbiamo letto, visto e ascoltato. Abbiamo un teatro nella testa.”
CB
MM&M si interroga sull’identità e sulla natura artificiale di ogni autobiografia. Partendo da elementi autobiografici
affrontiamo il rapporto realtà/finzione e l’ambigua relazione tra attore/persona e personaggio.
Esiste una autobiografia di noi come spettatori. Il film è un pezzo di vita di ciascun spettatore. E i titoli di coda, le
luci che si riaccendono in sala segnano la fine di un frammento di esistenza vissuto guardando uno schermo. Nella
nostra autobiografia come spettatori il cinema rappresenta una nuova dimensione dell’esperienza. Un luogo in cui il
fantastico si fa verosimile, anzi quotidiano. Un luogo che muta la nostra percezione della realtà e di noi stessi:
quella conscia e quella inconscia, i sogni e i ricordi.
Anche le memorie si impastano di immagini, di cinema di fotografia, e la percezione del passato, non solo quello
personale, ma anche quello collettivo, è tinta di bianco e nero o dei colori caldi degli anni cinquanta e sessanta,
l’età dell’oro della cinefilia.
Con MM&M cerchiamo di costruire l’identità personale e il tempo della vita sulla base di tagli e piani
cinematografici.
MM&M è un viaggio dai confini incerti, fra i sentimenti che proviamo e quelli che ci rappresentiamo, fra quello che
pensiamo di essere e quello che siamo costretti ad essere. Illusione, rappresentazione, finzione si sovrappongono
e infine diventano una cosa sola con quello che e’.
MM&M e’ uno spettacolo sull’identità. Sull’esplorazione dell’identità, considerando ché uno e’ tanto più autentico
quanto più e’ vicino a quello che ha sognato di essere.
Per far questo MM&M attinge ad una narrativa che si costruisce su quegli spezzoni di film che quasi
inconsciamente ci hanno accompagnato nella nostra vita. Cultura alta e cultura popolare mischiate insieme alla
ricerca della costruzione di una biografia immaginaria. Piccoli spezzoni, frasi di film, scene memorabili che ci hanno
costruito. Un’autoritratto come un altro.
C’è una omologia tra cinema e mente ed è chiaro che la parentela è con l’inconscio. Il cinema è una macchina dei
fantasmi. Quella del passato che ritorna, del perturbante. La ripetibilità delle immagini e loro deperibilità. Al centro,
in profondità l’immagine della morte.
Sullo schermo c’è qualcosa che non cessa di morire, un tempo costretto nello scorrere della pellicola, il cinema è la
morte al lavoro 24 fotogrammi al secondo sul volto degli attori. Maschere e mostruosità.
Il cinema come luogo narcisistico di identificazione immaginaria. MM&M affronta l’equazione schermo uguale
specchio che rimanda la nostra immagine ma anche quello che alla nostra immagine manca. In un processo in cui
questi frammenti inconsci di film, visti in periodi diversi della nostra vita, superano i loro limiti, approfondiscono le
loro prospettive, non smettendo mai semplicemente di cambiare.
Cuocolo/Bosetti
IRAA Theatre (IT/AU)
MM&M
Movies, Monstrosities, and Masks
Twelfth part of Interior Sites Project
By Renato Cuocolo and Roberta Bosetti
With Roberta Bosetti and Renato Cuocolo
Direction Renato Cuocolo
“Along with our parents, the stories of others (movies, television, books, pictures) raised us, socialized us,
entertained us, comforted us, deceived us, disciplined us, told us what we could do and told us what we couldn’t.
And they played a key role in turning each of us into not one person but many persons; a pastiche of all the good or
bad people that came to us through what we have read, seen and heard. We have a theater in the head. “CB
MM&M is an exploration on the identity and the artificial nature of autobiographies. Starting from autobiographical
elements, it faces the ambiguous relationship between actor/person/character and reality/fiction.
We have an autobiography of ourselves as viewers. Movies are a piece of life of each viewer. And the closing
credits mark, with the lights coming back in the hall, the end of a fragment of existence experienced while watching
the screen. In our autobiography as spectators, cinema represents a new dimension of experience. A place where
the fantastic becomes plausible, or rather ordinary. A place that changes our perception of reality and of ourselves:
the conscious and unconscious the dreams and the memories.
Even our memories are blurred with images of movies and photographies, and the perception of our past, is dyed
black and white or with the warm colours of the fifties and sixties, the golden age of the cinema.
With MM & M we seek to build a personal identity based on cinematic shots and cuts.
MM & M is a journey with uncertain boundaries, between the feelings we experience and those that we represent,
between what we think we are and what we are forced to be. Illusion, representation, fiction overlap and finally
become one with what it is.
MM&M is a performance about identity. An exploration of identity, considering that one is much more authentic the
closer one is to what one has dreamt to be.
To do this, MM & M draws on a narrative built on those film clips that almost unconsciously have accompanied us
in our lives. High culture and popular culture mixed together in search of the construction of an imaginary
biography. Small clips, movie phrases, memorable scenes that have built us. Self-portrait as another.
There is a homology between cinema and mind and it is clear that the relationship is with the unconscious. The
cinema is a machine of ghosts. That of the past that comes back, the uncanny. The repeatability of the images and
their perishable nature. At the centre, in depth the image of death.
On the screen there is something that never ceases to die, a time constrained in the flow of the film, the film is
death at work 24 frames per second on the face of the actors. Masks and monstrosities.
The cinema as a place of narcissistic identification. MM&M faces the equation screen equal mirror that reflects not
only our image but also what in our image is missing. In a process in which these unconscious fragments of films,
seen in different periods of our lives, exceed their limits, deepen their perspectives, and never cease to change.