TEATRO
TEATRO
di Cuocolo/Bosetti
regia Renato Cuocolo
con Roberta Bosetti
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Una donna sola cammina davanti a noi. Possiamo sentirne i passi ed i pensieri. La donna
cammina, attraversa l’edificio di un teatro: i suoi spazi pubblici e quelli più privati. Gli spettatori
muniti di radio guide si spostano seguendo i ritmi della sua voce. Una sorta di percorso
iniziatico attraverso luoghi interdetti e generalmente vietati agli spettatori.
La donna ti chiede di seguirla perché vuole farti vedere una cosa (la vedi?), proprio quella lì. E
tu per un attimo le credi e finalmente quella cosa la vedi. E ti dici, “ma certo!”, e ti fermi appena
per contemplare l’evidenza e proprio in quel momento lei ti esorta a proseguire. Scoprendo così
un certo senso di possibilità infinita.
La donna attraversa non solo il teatro ma anche il tempo che l’ha cambiato. Cammina e pensa.
Ha un teatro nella testa. Parla di sé ma parla di tutti noi. Guarda le cose come non le abbiamo
mai viste. Ci fermiamo più volte per ascoltarla. Crea paesaggi immaginari che coniugano realtà e
finzione, e che si istituiscono come rifugio di un’identità collettiva.
La biografia personale e collettiva è al centro del lavoro, come un corpo celeste oscuro,
invisibile e al tempo stesso indagabile in ogni dettaglio per l’attrazione gravitazionale che
esercita sui suoi satelliti.
C/B hanno ormai da più di vent’anni sviluppato una profonda riflessione sui meccanismi di
costruzione dell’identità culturale, sul valore della memoria e sul ruolo dell’arte nella formazione
della coscienza collettiva nella società contemporanea.
L’arte come scintilla in grado di riavviare un processo di riflessione sulla nostra identità.
La loro pratica si colloca nel punto di raccordo tra discipline differenti e li avvicina alla perfetta
incarnazione dello storyteller originario, quello che Walter Benjamin nel suo breve saggio Il
narratore (1936) tratteggia come una figura quasi mitologica capace di creare uno spirito
comunitario attraverso la propria voce.
Uno spettacolo, una performance, un’installazione in movimento. Un atto di resistenza interiore.
Un teatro in cammino.
Teatro è pensato per gli edifici teatrali della tradizione e si interroga sulla loro natura. Ogni
singolo spazio dell’edificio teatro acquista una tensione narrativa. Il tempo stesso si fa narrativo
e quindi significativo. Il teatro come creatore di comunità che rende il tempo abitabile, anzi lo
rende calpestabile in una casa comune.
La pratica performativa di un teatro in cammino nasce a Melbourne nel 2013 grazie all’
Australia Council for the Arts. I lavori che fanno parte di questo ciclo (The Walk,
Underground, Exhibition) sono stati presentati in alcuni dei principali festival internazionali
toccando più di cento città, ricevendo grande apprezzamento di pubblico e critica e numerosi
premi tra cui: Green Room Award, UNESCO Award, MO Award, Premio Hystrio, Premio
Creative Living Lab del MIBAC.
Da dove viene questa idea.
Da tante cose. Cose fatte, cose lette e rilette. Esperienze. Qualcosa che viene da lontano. The
Walk è del 2013 ma le passeggiate esplorative iniziano a metà degli anni ’90. Dietro ci sono
molti incontri importanti: quello con Bruce Chatwin e prima ancora la realtà di essere tra i
pochi australiani con il permesso di rimanere laggiù dato dagli aborigeni: i Mimili dell’area
Pijiangiara coi quali abbiamo condiviso le loro vie.
C’è Proust con le sue strade maestre. La strada di Méséglise o quella dei Guermantes. C’è
Walser con le sue passeggiate. C’è Tarkowskij incontrato a Roma con il suo Stalker che ti
porta nella zona.
C’è la Land Art ed i situazionisti.
Il fatto è che, come sostenevano i peripatetici, camminando si pensa meglio e/o diversamente.
Il camminare porta sempre in un altrove, che è qui fatto di memoria e di presenza.
C/B