Roberta va sulla Luna
Quest’ultimo lavoro Roberta va sulla Luna, ha iniziato ad annunciarsi dopo aver trovato
nel magazzino di casa delle vecchie riviste. Un’edizione speciale di OGGI che celebrava con foto a colori,
rare per quell’epoca, l’allunaggio dell’Apollo 11, nel Mare della Tranquillità.
Luna, Mare, Tranquillità suonava promettente.
Siamo lì seduti con questo titolo in testa Roberta va sulla Luna, un po di libri nuovi che toccano
tangenzialmente l’argomento, le foto del giornale, e io mi alzo e prendo un libro dalla libreria e prima
di iniziare a sfogliarlo da questo cade a terra una cartolina. Una cartolina di 40 anni prima, dimenticata
da tempo, che arriva da Huston e ha l’immagine della luna.
Roberta va sulla Luna. Perché? mi chiedo, e poi salta fuori questa cartolina.
Non sapevo neanche di averla. Eppure era lì. Sono cose che danno da pensare.
Le coincidenze dico. Prendi un libro, quel libro di poesie che non a caso si intitola
Dalla vita degli oggetti e salta fuori questa cartolina comprata e spedita dalla base Nasa
di Huston quarant’anni prima. Quell’immagine deve aver fatto scattare qualcosa dentro di me
perché quando dieci minuti dopo mi alzai dal divano rosso per andarmi a fumare una sigaretta
di colpo mi venne in mente quella sera.
Era l’estate del 1969 e l’Apollo viaggiava verso la Luna.
– La vedi la Luna? mi chiede mia madre
Da qualche mese ci gira in testa l’idea della luna.
Un viaggio sulla luna, o dalla luna, questo non è ancora ben chiaro.
Ci siamo forse innamorati del titolo:
Roberta va sulla luna;
Oppure, ed è più probabile, qualcosa sulla terra non ci convince.
C/B
Roberta va sulla luna, continua e sviluppa il lavoro di Interior Sites Project. Si parte dall’autobiografia,
da quello che succede nella nostra vita per toccare la vita di tutti. Questo nuovo lavoro è anche una
riflessione su come teatro e vita, attore e personaggio, realtà e finzione si sovrappongano.
La luna diventa uno sguardo differente sulla realtà. La realtà come un’insieme di punti di vista.
Si tratta, prima di decollare per lontani emisferi di notare davvero ciò che i nostri occhi hanno già visto.
Uno spettacolo lunare saldamente ancorato a terra dove la scrittura sceglie di abdicare
al racconto a favore di un dispositivo in grado di parlare della realtà.
Un attitudine lunare e performativa.